Abbiamo un sogno, non un sogno qualunque. Sogniamo che chi vive la nostra comunità cristiana e chi vi entra in contatto, per i motivi più diversi, dovrebbe arrivare a dire proprio questo: “Signore, bello per noi essere qui!”
Sperimentare una presenza: Signore!
Sperimentare una bellezza: è bello essere qui!
Sperimentare una familiarità: è bello per noi!
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
Desideriamo avere dei criteri-guida che ci accompagnino nell’avviare un processo. Solo così il nostro sogno potrà avere concretezza e valore.
Presenza. La comunità cristiana è prima di tutto un luogo dove si fa esperienza della presenza di Gesù Risorto. Attività, incontri, celebrazioni, progetti dove Lui è al centro, dove Lui è presente, dove Lui è il reale protagonista. Non noi stessi o il nostro sentimento. Mettere realmente Cristo al centro e tutto ciò che si fa, parte e torna a Lui, trova senso in Lui. Questo ci deve portare a tagliare ciò che non è in linea con questo oppure a riformularlo perché abbia questo orizzonte.
Bellezza. La comunità cristiana poi deve essere un luogo dove si sperimenta la bellezza: nelle relazioni reciproche con atteggiamenti di stima, pazienza e fiducia; una bellezza nel servire e nel godere del servizio con atteggiamenti di dedizione e gratuità; una bellezza nelle celebrazioni, negli arredi, negli ambienti.
Familiarità. Dalla semplicità di una conversazione nasce la voglia di stare insieme “farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Pietro sembra voler prolungare questo bel momento come se avesse trovato in questa situazione il modo e il luogo per essere famiglia. Pietro accoglie la bellezza dell’incontro con Gesù e desidera valorizzarla condividendola con gli altri. Non è quindi sufficiente che ciascuno di noi accolga il dono di Gesù ma, perché questo possa portare frutto, deve essere vissuto attraverso la comunità.
“Ascoltatelo”: l’ascolto costante della Parola, in forma comunitaria e personale.
“Alzatevi”: saper alzare lo sguardo e la vita, non sedersi ed accontentarsi, saper cogliere bisogni e necessità varie, saper andare e annunciare, andare e servire, farsi carico delle sofferenze degli altri e curarne le ferite.
“Non temete”: serenità e non angoscia deve esserci nel cuore di chi vive la comunità cristiana; è necessario maturare un atteggiamento di cura reciproca.
“Gesù solo”: questo deve restare nel cuore di ognuno sempre e continuamente: solo Gesù! Solo Lui e nessun altra cosa. Cioè: dopo una celebrazione, un’attività, un incontro… nel cuore e nella vita deve rimanere questa presenza, questo incontro, una nostalgia continua che risveglia un desiderio forte e coinvolgente.
“Nuovo, fresco e colorato!”
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Il logo ha un suo significato particolare
Il pesce è un simbolo antico cristiano che indica la figura di Cristo. I cristiani, nelle persecuzioni dei primi secoli, al fine di riconoscersi, avevano ideato questo acronimo di pesce dal greco ICTHS Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr - Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
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